domenica 21 marzo 2010

I germi degli immigrati

Sansepolcro, borgo medievale in provincia di Arezzo. I simpatizzanti del carroccio ieri stavano diffondendo saponette, anzi no, gel igienizzante anti-immigrato. Un sapone per lavarsi le mani dopo aver toccato uno straniero distribuito assieme ad un volantino con sopra impresso un fumetto che rappresenta degli uomini di colore ed un anziano.

Una iniziativa questa che ha indotto il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando, a denunciare il gesto e chiedere l'aiuto del ministro degli interni Roberto Maroni. Dopo le accuse dell'IdV la lega ha tentato di difendersi dicendo che il gel igienizzante non aveva niente a che vedere con gli immigrati.

Orlando replica dicendo “La lega si conferma razzista e xenofoba. Distribuisce sapone anti-immigrati per lavarsi le mani dopo aver toccato degli extracomunitari. E' vergognoso tutto ciò. E' una vera e propria istigazione alla violenza. Noi dell'Italia dei Valori chiediamo l'intervento del ministro Maroni, perché qui si tratta di una vera e propria istigazione all'odio razziale". E ancora: "Suggeriamo a Bossi, dato che oggi salirà sul palco di San Giovanni, a Roma, di distribuire ai suoi alleati il sapone perché tutto hanno tranne che le mani pulite".

Il capogruppo alla provincia di Arezzo della Federazione della Sinistra e componente della direzione nazionale di Rifondazione comunista Alfio Nicotra definisce l'iniziativa della Lega come una manifestazione gravissima di intolleranza; secondo il politico il messaggio che veicola questa azione propagandistica è devastante ovvero: che esseri umani solo perché stranieri sono considerati alla stregua di veri e propri “untori” e portatori di malattie e disgrazie.Non avendo alcuna proposta politica per combattere la crisi che colpisce anche le nostre zone e di cui il governo Berlusconi, di cui sono componente portante, è responsabile, i dirigenti leghisti preferiscono distrarre l'opinione pubblica - ha aggiunto Nicotra - con iniziative disgustose e che devono essere condannate senza se e senza ma da tutte le forze politiche.

giovedì 11 marzo 2010

“Leggere, leggere, leggere!”


Regalare un libro ad uno sconosciuto? Si! Questa è la proposta di un giovane empolese di 22 anni, il suo nome è Alberto Schiariti: la sua iniziativa si sta diffondendo in tutta Italia attraverso facebook ed internet; l'iniziativa ha avuto persino il patrocinio del comune di Empoli.
Come tantissimi pendolari Alberto ogni mattina vede facce nuove, persone nuove che come lui ogni mattina prendono il treno per andare a lavoro, un'ora di viaggio, un'ora con le stesse persone con le quali molto spesso non rivolgi lor nemmeno una parola.

Alberto ama leggere e lo fa da sempre; qualche giorno fa, più precisamente il 31 gennaio, parlava di come la gente non ama questo tipo di svago. “Cavoli loro, verrebbe da dire. Ed invece no. Oltre ad essere indice di scarsa cultura, la scarsa cultura è indice di arretratezza... E ciò non fa che renderci le solite stupide capre che eleggono capre un pelo più furbe”. L'autore continua dicendo che leggere è quindi indice di intelligenza; per questo ha avuto un'idea, il prossimo 26 marzo, il giorno del 22esimo compleanno del ragazzo, egli regalerà e invita a regalare un proprio libro ad uno sconosciuto, in modo da diffondere il piacere della lettura.

La sua iniziativa ha un nome molto semplice, ma non per questo poco efficacie: “Leggere, leggere, leggere!” è questo il titolo; ha poi chiesto ai suoi amici di fare la stessa cosa e per finire, ha diffuso la sua idea sul web, nel canale più conosciuto al mondo per le notizie, facebook. L'iniziativa è sostenuta oltre che dal comune di Empoli anche dalla biblioteca comunale Renato Fucini dove già da tempo è stato attivato il “Leggere, leggere, leggere Point”, cioè un punto informativo dove verranno fornite tutte le poche direttive necessarie per partecipare assieme ad Alberto.

“Perché lo stesso giorno? Perché tutti assieme? Perché saltare da soli è innocuo, ma farlo assieme ad altri milioni di persone può far tremare la terra”. Ha le idee chiare questo ragazzo; definisce giustamente i libri come “infuso di rivoluzione”, forse la strada giusta per diffondere ciò che in Italia sta calando, la cultura.

sabato 6 marzo 2010

Pure questioni Diplomatiche

E' ormai da tempo che si parla di una delle questioni più calde del pianeta, il “Caso Tibet”.
Anni ormai sono passati dal lontano 1950, anno in cui l'esercito di liberazione popolare cinese, sotto il comando di Deng Xiaoping entrò nel territorio tibetano invadendolo e frantumando il piccolo esercito che gli si presentò davanti.
Nessuno stato ha mai riconosciuto l'indipendenza del Tibet e, pure i paesi occidentalizzati, hanno sempre trattato la cosa come una questione interna alla Cina su cui non potevano sbilanciarsi.
La questione dell'indipendenza è tornata ad essere una delle discussioni più animate proprio in questi giorni, causa l'incontro del capo spirituale Tibetano Tenzin Gyatso con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, incontro scongiurato dalle autorità Cinesi.
Di fatto il ministro degli esteri di Pechino si dichiara “profondamente insoddisfatto” dell'incontro e accusa gli USA di aver violato la promessa presa di non sostenere l'indipendenza del Tibet.

Il portavoce della Casa Bianca ha riferito che non è stata messa in discussione l'unità territoriale Cinese e che la discussione tra i due leader ha trattato argomenti come identità religiosa, linguistica e culturale del Tibet. Sempre il portavoce riferisce che il presidente ha appoggiato a pieno la “terza via” adottata dal Dalai Lama, cioè quella della non-violenza e di un dialogo pacifico con la Cina.

Il capo spirituale in seguito all'incontro ha riferito ai giornalisti di essere molto felice del colloqui avvenuto nella sala delle mappe nella Casa Bianca; infatti l'incontro non si è tenuto nella sala Ovale, dove solitamente il presidente incontra tutti i suoi ospiti perché non si tratta di un leader politico ma religioso, questa è stata la motivazione ufficiale.

Gli attriti già esistenti tra Washington e Pechino non si sono quindi attenuati; a gennaio di questo anno già il gigante del Web Google aveva annunciato il suo ritiro dal territorio cinese denunciando di essere stato vittima di attacchi di pirateria che hanno violato la sfera privata di alcuni dei suoi clienti, tutti dissidenti cinesi attivisti per i diritti umani.

mercoledì 3 marzo 2010

1° Marzo Contro il Razzismo


“Un giorno senza di noi e l'Italia si ferma”, questo è lo slogan che porteranno in piazza i quasi 5 milioni di immigrati presenti sul territorio e residenti in Italia.

“La rivoluzione in Giallo”, dal colore scelto per la giornata, è arrivata dalla Francia passando anche per altri paesi. Tante sono le associazioni coinvolte: Amnesty, Acli, Arci, Legambiente,Emergency e questo è solo per citarne alcune; ma la giornata avrà anche, purtroppo, dei connotati politici, infatti, allo “sciopero degli immigrati”, aderiranno anche: PD, Prc e Socialisti.

L'appuntamento deciso è per il primo marzo, in contemporanea con Francia, Spagna e Grecia; forse l'appellativo rivoluzione è troppo forte in quanto lo scioperò si terrà solo in alcune città d'Italia come Trento Trieste e Modena, ovvero le città dove i sindacati hanno accolto questa richiesta; gli altri, i più grandi, a livello nazionale, non si sono occupati di questo fatto, non hanno supportato lo sciopero etnico che combatte per i suoi diritti e non per un aumento di stipendio.

Per quanto riguarda gli aspetti puramente tecnici dello sciopero, il logo (otto facce umane inserite in quadrati sovrapposti) è stato creato dall'artista siciliano Giuseppe Cassiba, mentre come testimonial della manifestazione è stata scelta Mafalda, la protagonista dell'omonimo fumetto creato da Quino.

Il colore della rivoluzione sarà ben visibile: palloncini, drappi, bandiere, braccialetti, foulard e magliette, il giallo dovrà essere il colore nettamente dominante.

E' indubbio, secondo gli organizzatori e secondo molti, che senza gli immigrati, ci sarebbe un Black Out, vari settori sarebbero letteralmente paralizzati, a partire da quello delle costruzioni, dove la manodopera non italiana è cresciuta a dismisura negli ultimi anni. Poi toccherebbe all'industria manifatturiere, seguita da quella metalmeccanica e da quella alimentare. Nelle fabbriche, gli immigrati sono indispensabili e insostituibili, nel settore della macelleria animale la loro forza lavoro supera il 50% di quella totale. Per continuare l'elenco, nelle grandi città rimarrebbero senza personale: ristoranti, alberghi e pizzerie

venerdì 19 febbraio 2010

Impressione Interiore



Finalmente, dopo aver seguito per anni un'immaginaria linea retta che non cambia mai direzione, la giuria del World Press Photo, prestigioso premio internazionale di fotografia per la stampa, ha decretato vincitore un italiano,
Pietro Masturzo, fotografo freelance autore di una fotografia non di tipo acrobatico, scenica e violentemente emotiva come potrebbe essere quella di una guerra o di accoltellamenti vari, ma uno scatto che cattura l'attenzione senza aver bisogno di scioccare, un immagine che può essere interrogata oltre la sua prima occhiata; senza crudeltà racconta molto della vita di Teheran durante le rivolte dell'estate 2009, cioè quando venne eletto, secondo molti in modo non consono con le leggi, Mahmud Ahmadinejad, leader conservatore.

Masturzo, con il suo reportage sui tetti di Teheran ha colto ciò che solo un fotografo esperto riesce a vedere, la vita della città, con le sue inquietudini , le sue rivolte, la sua bellezza ripresa dai tetti delle case, posti dove l'esercito non ti vede, la religione non arriva, li ti puoi costruire un mondo proprio. Una donna che urla, dei ragazzi che fumano, questa è la vita di Teheran, non esistono solo le rivolte ed il fondamentalismo.

La fotografia in questione è quindi degna di essere premiata con il primo posto nella graduatoria del world Press Photo; un monito per farci vedere che anche in Italia abbiamo bravi fotografi e che la fotografia non stà morendo.

lunedì 15 febbraio 2010

Nuovo Futuro 30 anni di solidarietà

Il terzo settore rappresenta quel sistema di istituzioni che si collocano tra lo stato ed il mercato, ma non sono riconducibili né all'uno né all'altro e in questo scenario il ruolo della cooperazione sociale risulta di particolare rilevanza; il consorzio Nuovo Futuro è una di queste istituzioni che operano nel suddetto settore, che peraltro, rappresenta un asse portante del sistema dei servizi alla persona.

Il 25 marzo ricorre il trentennale della fondazione di questo consorzio con sede a Rosignano Solvay. La Nuovo Futuro è formata al suo interno da tre cooperative unite assieme, la prima è una vera e propria tipografia , la seconda riguarda i servizi al cittadino con servizi mensa e gestione dei parcheggi, mentre la tera, la più conosciuta sul territorio, si occupa di aiutare le persone cosiddette “svantaggiate”; è su questo importante cardine che nel 1980, nasce l'istituzione, ormai ben radicata su tutto il territorio sia comunale che extra comunale, difatti, la cooperativa ad oggi opera su tutta la val di Cecina e riesce ad inserire nella società più di 50 ragazzi con problemi fisici e psichici attraverso diversi tipi di occupazioni, quali: pulizie, segreteria, magazziniere e molti altri; a questo si aggiunge, il dato favorevole che nell'ultimo decennio la cooperazione sociale per il welfare locale ha assunto particolare importanza ed ha goduto di un elevato rilievo dovuto a tutte le imprese del terzo settore che hanno accentuato in modo forte la loro presenza operativa, diventando diventando il principale interlocutore degli attori istituzionali; per questo già diverse imprese come Coop e Conad si sono impegnate a creare degli spazi di lavoro per persone “svantaggiate” contribuendo così a favorirne l'integrazione nella società.

Un'altra caratteristica di questa istituzione è l'operare nel territorio in modo capillare e cercare di creare una rete di aiuto che possa offrire lavoro anche a persone “normodotate” in una situazione di crisi economica in cui ci ritroviamo e, con il suo personale di circa 500 persone la Nuovo Futuro, offre aiuto anche al di fuori della sfera del terzo settore.




sabato 13 febbraio 2010

World Press Photo 2009


Qui, il sito ufficiale della galleria fotografica del World Press Photo:


Il prestigioso premio World Press Photo of the year, questo anno se lo è aggiudicato l'Italiano Pietro Masturzo, l'immagine vincitrtice raffigura una donna sui tetti di Teheran durante le proteste in piazza seguite alle elezioni del 12 giugno in Iran.

La foto fa parte di una serie di scatti sui tetti della città durante il tumultuoso periodo post-elettorale.

venerdì 12 febbraio 2010

Nelson Mandela



Vent'anni fà, l'11 febbraio 1990, Nelson Mandela, veniva scarcerato dopo 27 anni di carcere; dnado inizio ad un percorso che lo porterà a diventare primo Presidente nero del Sudafrica dopo la fine dell'Apartheid.

Un personaggio storico, una di quelle persone che in vita fanno già parte della leggenda, alla stregua du Fidel Casto e MiKhail Gorbaciov. Nelson Mandela è infatti oggi il simbolo del Sudafrica liberato; premio nobel per la Pace nel 1993, Mandela non ha mai smesso di lottare contro l'Apertheid e per la libertà del suo popolo.

I primi passi verso la realizzazione dei suoi ideali li mosse già nel 1940, quando all'età di 22 anni venne posto dinnanzi alla condizione di dover sposare una ragazza del suo clan di appartenenza; questa imposizione di matrimono era un fatto che il futuro presidente non poteva tollerare, la decisione era: sposarsi e andare contro il suo massimo principio di libertà oppure andar contro le regole della sua tribù. Quindi decise di scappare in direzione Johannesburg, capitale del Sudafrica.

Nel 1952 fonda uno studio legale con Oliver Tambo per aiutare i neri e partecipare attivamente alla resistenza.

Negli anni '60, più precisamente nel '64 viene arrestato dal governo e messo in prigione con le accuse di sabotaggio, tradimento e cospirazione.

mercoledì 10 febbraio 2010

La prima macchina fotografica



La DAGUERRE GIROUX è la prima macchina fotografica al mondo costruita per uso commerciale, messa a punto dal francese Louis Jacques Mandé Daguerre.

La dagherrotipia, nomignolo attribuitogli in seguito, ebbe subito un gran successo, permettendo a chiunque di riprodurre fedelmente l'ambiente circostante, caratteristica che farà si che, in seguito, l'apparecchio fotografico venga utilizzato come stereotipo del verismo.

Con l'affinazione della costruzione della macchina stessa e degli obiettivi, più luminosi e definiti, si accorciano i tempi di posa e iniziano i primi esperimenti di ritratto ( Edgar Allan Poe ), ed i primi timidi tentativi di fotogiornalismo.

Il primo esemplare di questo apparecchio fotografico, prodotto nel 1839 è stato ritrovato, con tanto di libretto di istruzioni in tedesco, per caso, nella soffitta del tedesco Wolfgang Haase.

Esistono solamente 12 modelli di questo apparecchio, di cui 11 custoditi in differenti collezioni, ed ognuno porta scritto : "Aucun n'appareil n'est garanti s'il ne porte la signature de M. Daguerre et le cachet de M. Giroux".

giovedì 4 febbraio 2010

Omaha Beach_ Robert Capa


Forse il più conosciuto combattente fotografo di tutta la Seconda Guerra mondiale, l'Ungherese Robert Capa. Rischià la sua vita in più di una occasione anche nella guerra civile spagnola; la più famosa fotografia di questa guerra è il miliziano colpito a morte.

Capa ra solito dire " Se le tue immagini non sono abbastanza buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino" Nel D-Day lui fu abbastanza vicino.

"In quei momenti non pensavo e non decidevo niente " ha scritto successivamente. " Mi sono alzato in piedi e ho iniziato a correre verso la barca. Ho saputo che stavo andando via."
Con le sue macchine fotografiche Capa è stato tirato a bordo del LCI . Aveva usato tre rotoli della pellicola ed aveva esposto 106 strutture.

Dopo il raggiungimento dell'Inghilterra, ha raggiunto in treno Londra ed ha trasportato la sua pellicola preziosa per svilupparsi. Un tecnico della camera oscura era quasi ansioso di vedere le immagini di invasione quanto Capa egli stesso. Nella sua rapidità, il tecnico ha asciugato troppo rapidamente la pellicola. Il calore eccedente ha fuso l'emulsione su tutti solo 10 dei telai. Quelli che sono rimanere sono stati offuscati, colpi surreali, che hanno trasportato brevemente il caos e la confusione del giorno.

martedì 2 febbraio 2010

Magnum Photos


La MAGNUM Photos è una delle più importanti agenzi fotografiche nel mondo; venne fondata nel 1947 da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger, Maria Eisner; lo scopo principale di tale agenzi è quello di protegere il diritto d'autore, difatti, fù la prima agenzia fotografica a lasciare inalterata la proprietà delle immagini ai fotografi che pubblicavano i loro scatti sulle riviste.

L'agenzia nasce nel 1947 da 4 fotografi che avevao vissuto la seconda guerra mondiale e che riuscivano a fornire notizie aggionate sui principali fatto che avenivano nel mondo. La principale caratteristica di tale associazione fu quella di privilegiare i fotografi che ne facevano parte e non e riviste che acquistavano le fotografie. La libert di espressione significava poter fornire ai fotografi ampio respiro in modo da creare reportage il più possibile creativi e personali.

Il circolo Magnum andò allargandosi rapidamente, infatti, dopo soli 5 anni di vita, faceva parte dell'oggi prestigiosa agenzia anche Elliott Erwitt, fotografo pluripremiato.

Diventare membri dell' agenzia Magnum richiede la presentazione di un portfolio all' agenzia che nella riunione annuale deciderà se ammettere il fotografo ad un affiancamento di circa due anni con un fotografo membro, terminato il quale si acquisisce la carica di associato. Trascorsi ulteriori due anni, previo giudizio di un ulteriore portfolio, si diventa membri a tutti gli effetti, con il diritto di votare nelle annuali riunioni dell'agenzia. Il corrispondente è invece un fotografo non legato direttamente all'agenzia se non per lavori occasionali.


http://www.youtube.com/user/MagnumInMotion#p/u/5/zP6Ah464lHM

giovedì 28 gennaio 2010

Effetto Dragan




L'effetto Dragan prende il nome dal fotografo polacco Andrzej Dragan.Macabra. Gotica. "Noir". Sono questi gli aggettivi più frequentemente utilizzati per descrivere l'atmosfera che impregna di sé le immagini create dal giovane polacco Andrzej Dragan, stimato fisico quantistico prima che fotografo o "artista" che chiamar lo si voglia.

Personaggio strano, questo Dragan: bizzarro connubio di rigorosa razionalità scientifica e smaliziata sperimentazione creativa; trentenne che si dà l'aria di snobbare arte e letteratura (nell'intervista a cura di Paola Bonini, contenuta nel catalogo della mostra, Dragan rimemora la noia che lo accompagnò durante una visita alla Tate Gallery di Londra - interrotta solo dall'illuminazione davanti ad unico, significativo quadro: La metamorfosi di Narciso di Salvador Dalì - e liquida in maniera, lasciatemi dire, alquanto discutibile, il genere "romanzo" come una forma di intrattenimento inconsistente, «un genere di distrazione che trovo in qualche modo vuoto»…), ma che, a fronte di questa almeno apparente aridità d'emozioni, è capace di impiegare anche un intero mese intorno ad un'unica immagine, ritoccandola fino a raggiungere il risultato immaginato.

La fotografia, dunque, per Dragan non è che il punto di partenza di un processo che la oltrepassa, per arrivare ad esiti dal forte impatto spaesante - vedremo poi meglio perché - raggiunti essenzialmente grazie all'abile utilizzo di un pennello, sì, ma digitale.
A dirla tutta, Dragan non si esprime in termini particolarmente entusiastici neanche riguardo la fotografia: a sentirlo, pare quasi che scattare una foto sia per lui nient'altro che una tediante quanto inevitabile necessità tecnica ai fini del suo processo creativo, di cui se potesse farebbe volentieri a meno; niente macchina fotografica sempre pronta alla mano, dunque: pochi scatti, e solo nel momento in cui riconosca istintivamente di trovarsi di fronte ad un soggetto "giusto".

Un hobby appena un po' più "frivolo", però, questo scienziato ce l'ha. Ed è quello che più di ogni altro aspetto ci autorizza a formulare qualche ipotesi sulle radici della sua particolare ispirazione. Una passione che sfiora a suo dire l'ossessione, quella per i film del regista David Lynch (che vediamo ritratto, in basso, assieme ad una gallina), in special modo per Lost Highway - 'Strade perdute' -, visto e rivisto innumerevoli volte. Non è difficile accorgersi di come, in Dragan, certe inquadrature e strategie visive particolarmente stranianti rispecchino lo stile tormentato e visionario del regista americano, mirando anch'esse ad avvolgere l'osservatore in disagevoli spire di vertigini interpretative.

mercoledì 27 gennaio 2010

Filtro Polarizzatore

Il filtro polarizzatore impedisce il passaggio delle onde luminose riflesse dall'acqua o da altre superfici. Grazie a questa proprietà è possibile restituire la trasparenza ad un corso d'acqua illuminato dal sole, che altrimenti apparirebbe bianco o molto chiaro a causa della riflessione della luce. Allo stesso modo, ilcielo viene reso più terso e saturo bloccando la luce riflessa del vapore acqueo presente nell'aria. Per massimizzare l'effetto, si deve inquadrare avendo il sole di lato.Il filtro vero e proprio è quasi sempre alloggiato all'interno di un supporto girevole che tramite una ghiera permette di orientare a piacimento il piano di polarizzazione per ottenere l'effetto desiderato.

I filtri polarizzati per fotografia sono disponibili di due tipologie:lineare: spesso indicato con la sigla PLcircolare: indicato con la sigla C-PL, PL-CIR o CPLL'effetto in fotografia di questi due tipi di filtro è identico. La differenza tra i due sta nel fatto che il filtro circolare, dopo aver polarizzato la luce selezionando un piano di polarizzazione preferenziale, la depolarizza nuovamente. Questo permette ai sensori autofocus delle moderne macchine fotografiche, sensibili al piano di polarizzazione della luce che li colpisce, di funzionare correttamente.Anche la luce del cielo è polarizzata, e vengono utilizzati filtri polarizzatori per scurire il colore del cielo senza però aggiungere altri colori agli altri oggetti, o anche nelle fotografie bianco-nero per controllare la riflessione degli oggetti e dell'acqua.Un altro utilizzo, seppur meno comune, è quello di sovrapporre due filtri polarizzati: facendoli ruotare l'uno rispetto all'altro si ottiene un filtro quasi neutro di intensità regolabile.

sabato 23 gennaio 2010

Creare uno sfondo astratto con Photoshop


http://simonepardiniphotographer.blogspot.com/

Questo video è ripreso dalla pagina di XALDESIGNER su youtube.


http://www.youtube.com/watch?v=X2USLvs-g6k

giovedì 21 gennaio 2010

Tolto il premio al fotografo del lupo che salta il cancello



José Luis Rodriguez, è l'autore di questa fotografia che nell'anno appena concluso gli era servita a vincere il premio Wildlife Photographer of the Year, uno dei più ambiti premi di fotografia naturalistica attribuito dal museo di storia naturale britannico.
La causa: il lupo era addomesticato e non selvaggio.

Pena di ciò: via i 10mila euro di premio e via il titolo di wild photographer of the year.

L'immagine del lupo con gli occhi iniettati di sangue che salta il cancello di una casa per andar a cercare cibo e fare razzia era sembrata l'immagine che più di tutte avvicinava il concetto di natura a quello di uomo. L'immagine non è il frutto di un fotomontaggio come molti avevano ipotizzato, ma è frutto di un minuzioso addestramento del lupo in questione.

Il povero Rodriguez ha infranto tutte le poche regole del concorso e per questo, oltre a vedersi togliere il premio, è stato bandito a vita dal concorso e questo vuol dire che se vincendo questo ambito premio si ha la vita facile, con contratti e sponsorizzazioni, il suo contrario è la fine della carriera di fotografo.

mercoledì 20 gennaio 2010

Fotografia umanitaria, vince l'italiano Cocco


Nazionalità italiana, lavora per l'agenzia Contrasto e vincitore del XIII Premio Internazionale di Fotografia Umanitaria Luis Valtuena.
Parliamo di Francesco Cocco, nato a Recanati nel 1960. Nel 2002 inizia un lavoro di documentazione sulla condizione carceraria, poi culminato nella mostra e nel libro Prisons (Logos). Nel 2003 collabora con MSF a un progetto sull’immigrazione in Italia, poi divenuto libro (Nero, Logos, 2007). Nel 2006 partecipa al progetto Beijing In and Out e nel 2007 lavora in Cambogia per Action Aid, lavoro pubblicato nel libro La ruota che gira (Contrasto).

Reportage Afgano

lunedì 18 gennaio 2010

The Last Position


http://simonepardiniphotographer.blogspot.com/

Secondo una classifica stilata dal Wall Street Journal, nel 2009 la professione di foto giornalista risulta negli ultimi posti, più precisamente al 189esimo si 200, poco prima troviamo il vigile del fuoco. La graduatoria tiene conto del salario, stress psichico e fisico, ambiente di lavoro e possibilità di occupazione. La lista non contempla però, forse per mancanza di dati, la reputazione sociale.

Quando il fotogrionalismo emerse con Robert Capa,unico fotografo ad aver documentato lo sbarco in Normandia del 1944, il fotografo era visto come un eroe intraprendente che rischiava la vita per raccontare i fatti. I fotografi erano "eroi della visione".
La domanda che ci poniamo di fronte alla classifica del Wall Street Journal è "quanto sono ancora popolari i fotoreporter?"

Se il giornale avesse tenuto conto della reputazione sociale, il rapporto sarebbe cambiato? Probabilmente no.
Questo fatto è l'effetto del mondo in cui viviamo e come ci viene presentato, pochi al di fuori del settore fotografico, conoscono alcuni tra i più famosi fotoreporter, Robert Capa, citato sopra, Paolo Pellegrin, Zoriah Miller (nominato uno dei 10 migliori fotoreporter di sempre); questi sono solo alcuni nomi, ce ne sarebbero molti altri degni di nota.
Invece, chi non conosce Oliviero Toscani? L'unico fotografo in Italia conosciuto da tutti per le sue fotografie trasgressive di MODA per la UNITED COLORS OF BENETTON, niente di più.
La moda non è il mondo, la moda è fine a sè stessa.

In fondo l'unica cosa rimasta da dire è "beati gli ultimi"

The last position.

http://simonepardiniphotographer.blogspot.com/

Secondo una classifica stilata dal Wall Street Journal, nel 2009 la professione di foto giornalista risulta negli ultimi posti, più precisamente al 189esimo si 200, poco prima troviamo il vigile del fuoco. La graduatoria tiene conto del salario, stress psichico e fisico, ambiente di lavoro e possibilità di occupazione. La lista non contempla però, forse per mancanza di dati, la reputazione sociale.

Quando il fotogrionalismo emerse con Robert Capa,unico fotografo ad aver documentato lo sbarco in Normandia del 1944, il fotografo era visto come un eroe intraprendente che rischiava la vita per raccontare i fatti. I fotografi erano "eroi della visione".
La domanda che ci poniamo di fronte alla classifica del Wall Street Journal è "quanto sono ancora popolari i fotoreporter?"

Se il giornale avesse tenuto conto della reputazione sociale, il rapporto sarebbe cambiato? Probabilmente no.
Questo fatto è l'effetto del mondo in cui viviamo e come ci viene presentato, pochi al di fuori del settore fotografico, conoscono alcuni tra i più famosi fotoreporter, Robert Capa, citato sopra, Paolo Pellegrin, Zoriah Miller (nominato uno dei 10 migliori fotoreporter di sempre); questi sono solo alcuni nomi, ce ne sarebbero molti altri degni di nota.
Invece, chi non conosce Oliviero Toscani? L'unico fotografo in Italia conosciuto da tutti per le sue fotografie trasgressive di MODA per la UNITED COLORS OF BENETTON, niente di più.
La moda non è il mondo, la moda è fine a sè stessa.

In fondo l'unica cosa rimasta da dire è "beati gli ultimi"

Nuovo Futuro


Mercoledi 27 gennaio ci sarà l'incontro degli studenti del corso di fotografia di Rosignano Solvay tenuto da Federico Tovoli ( vedi sito ) con la presidentessa del consorzio Nuovo Futuro; consorzio che dal 1980 si occupa di problemi sociali nel paese.

mercoledì 13 gennaio 2010

Jean-Baptiste Avril-Bodenheimer Pt2

http://simonepardiniphotographer.blogspot.com/

Ed ecco dunque come è andata a finire. Jean-Baptiste Avril ha bruciato effettivamente lunedì scorso 11 gennaio tutti i negativi del suo lavoro “incompreso” e non ricompensato, e ha documentato il rogo di protesta in questo video che ha appena inviato a questo blog.

L’autodafé è andato in scena in modo meno clamoroso di quanto pensavo: non in una pubblica piazza ma davanti al camino di casa sua (comunque alla presenza di testimoni). Ma per quanto mi riguarda l’effetto non è stato di minore impatto: sarò un romantico, ma vedere forbici che ghigliottinano un fotogramma e fiamme che aggrediscono una busta di pergamino piena di strisce di celluloide impressionata, insomma, mi dà qualche brivido, come se assistessi alla violenza su un corpo vivo. Ma lo ammetto, è una mia deviazione mentale…

Non voglio necessariamente, con questo, riaprire la discussione (molto interessante) del precedente articolo, e ovviamente ciascuno è libero di dare il giudizio che crede (per quanto può) sulle qualità del lavoro di JB e sul significato della sua performance; ma proprio le vostre reazioni mi hanno confermato che il “colpo di rabbia” di JB non è poi così solipsista o presuntuoso o calcolato come a qualcuno è parso.

In ogni caso (magari mi sbaglio e JB è un grande attore, ma non credo) la sua espressione quando butta l’ultimo mazzetto di fotogrammi nel fuoco mi pare riveli quanto gli è costato questo gesto dimostrativo. Pro bono malum, Jean-Baptiste, e in bocca al lupo per il futuro.

By Michele Smargiassi

lunedì 11 gennaio 2010

Jean-Baptiste Avril-Bodenheimer



Salvo pentimenti dell’ultimo minuto, il rogo sarà appiccato domani, lunedì 11 gennaio 2009, in una qualche piazza di Chalon-sur-Saone, in Borgogna. Il fotografo francese Jean-Baptiste Avril-Bodenheimer ha infatti
annunciato che brucerà volontariamente e clamorosamente tutti i negativi originali (17 rullini da 36 immagini ciascuno) prodotti nel corso di un suo laborioso progetto di documentazione sulle architetture moderniste di Tel-Aviv. Si tratta, è chiaro, di un gesto di protesta estrema: contro il mercato della fotografia. Lavoro di un anno intero, concluso con una mostra offerta gratuitamente dallo stesso autore a un museo israeliano, poi caduta nel vuoto: nessuna sponsorizzazione, nessun sostegno, nessun acquisto, neppure da parte delle istituzioni che prima avevano incoraggiato a parole l’operazione e poi avevano sfruttato senza ripagarla la generosità dell’autore.

Non sarà il primo fotografo tentato da un gran gesto in stile Fahrenheit 451: altri tentarono di consegnare alle fiamme, in punto di morte, la propria opera: Ernest J. Bellocq, il mite fotografo del Red Light District di New Orleans non riuscì (per nostra fortuna) a portare con sé nella tomba i teneri e divertenti ritratti delle sue affezionate prostitute; mentre il reverendo Lewis Carrol fece in tempo a far sparire le più imbarazzanti foto delle sue piccole Alici in deshabillé.

Ma Jean-Baptiste non si vergogna affatto del suo lavoro. Al contrario. Accusa il sistema di disinteressarsene. “L’arte è un lavoro che va a beneficio della società, e va pagato”. Jean-Baptiste dirà probabilmente qualcosa del genere davanti alla telecamera che filmerà il falò di domani. Per sé, terrà solo una sola serie di12 stampe del suo lavoro sacrificato sull’altare della società ingrata. Il luogo scelto per la drammatica rappresentazione non potrebbe essere più appropriato: Chalon infatti è il paese in cui fu scattata da Nicéphore Nièpce, che vi aveva la casa di famiglia, la presunta “prima fotografia del mondo”, la confusa veduta dalla sua finestra realizzata al bitume su una lastra di peltro nel 1826.

Fine di un’era? Ma i fotografi hanno sempre menato vita grama. La camera oscura è molto oscura per chi spera di camparci sopra. “Vuoi fare fotografie? Apri una drogheria”, raccomandò un giorno il nostro grande Gianni Berengo Gardin a chi gli chiedeva consigli di carriera. Non è un ideale, ma è una realtà. Insomma al mondo ci sono sicuramente più geni incompresi che fotografi arrivati. Jean-Baptiste però ha scelto una forma simbolica di protesta che ce lo rende simpatico: è vero, nel sistema della fotografia (committenze, mostre, gallerie, aste, insomma mercato) oggi c’è una gran puzza di bruciato.


By Michele Smargiassi


Channel 4 e la morte in diretta: cercansi cavie da mummificare


Il canale televisivo britannico e la società di produzione Fulcrum stanno cercando malati terminali che vogliano sottoporsi all'antico rito egizio davanti agli obiettivi di una telecamera per girare un documentario televisivo
Il canale televisivo Channel 4 e la società di produzione Fulcrum TV hanno acquistato spazi pubblicitari in alcune riviste specializzate alla ricerca di un malato terminale pronto a farsi mummificare davanti agli obiettivi di una telecamera per girare un documentario tv. La notizia è apparsa oggi su gran parte della stampa britannica.

Nell'annuncio si legge che il candidato deve accettare di essere sottoposto, dopo la morte, alla tradizionale procedura di mummificazione degli antichi egizi e a concedere il proprio corpo mummificato ad un museo, dopo tre anni di osservazione della buona riuscita dell'esperimento. Non si promettono compensi in denaro.

Channel 4 già in passato aveva sollevato una bufera di polemiche trasmettendo un'autopsia dal vivo (eseguita dal controverso anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens) ed un suicidio assistito. Ora il canale televisivo avrebbe dato mandato alla società di produzione Fulcrum di realizzare un film sulla mummificazione per cercare di documentare le tesi di uno scienziato inglese che sostiene di aver scoperto i segreti dell'antica procedura. Alcuni esperimenti sarebbero stati condotti con successo sui maiali.

Come riportato dal quotidiano The Indipendent, Richard Belfield di Fulcrum Tv, avrebbe confermato ad un giornalista che si è finto volontario, che le telecamere dovrebbero seguire da subito il candidato per i mesi che gli restano da vivere: "per generare un maggior coinvolgimento emozionale nel pubblico". "L'annuncio può sembrare veramente macabro - ha aggiunto Belfield - ma ci sono già le autorizzazioni al progetto da parte delHuman Tissue Authority di Londra".

Per il Daily Telegraph un portavoce di Channel 4 ha confermato che l'emittente ha già destinato dei fondi al progetto commentando entusiasticamente, in questi termini, l'idea dei produttori (traduzione testuale): se gli scienziati risolvessero uno dei più antichi e duraturi misteri dell'antichità (il processo di mummificazione) ci svelerebbero uno degli aspetti più peculiari della storia egiziana con possibii sviluppi positivi per la ricerca medico-scientifica.

sabato 9 gennaio 2010

Rivoluzione Islamica Pt2



Dopo la presa del potere e la successiva trasformazione dell'Iran in Repubblica Islamica, venne inoltre riformato il sistema politico dell'inero Paese, infatti la nuova costituzione prevedeva l'esistenza parallela di due ordini di poteri: quello politico tradizionale, di cui l'esponente massimo è il Presidente della Repubblica e quello di ispirazione religiosa affidato ad una Guida Suprema a cui fu demandato l'effettivo esercizio del potere e che riconosceva nell'Islam e non nelle istituzioni il vertice dello Stato.
Di seguito poi venne formato un corpo di guardiani della rivoluzione, i cosiddetti PASDARAN, e iniziò un periodo di massiccia nazionalizzazione di industrie e servizi.


Nel 1979 Khomeyni indisse le elezioni, riservandosi tutti i poteri con la carica di "Guida della Rivoluzione". Fra le prime leggi - di forte stampo moralista - vi furono l'abolizione del divorzio e la proibizione dell'aborto. Inoltre istituì, sulla scorta della sharī‘a la pena di morte per l'adulterio, come pure per la bestemmia.

Impose alle donne la copertura costante del volto con un velo, pur concedendo loro una certa indipendenza rispetto a quanto avvenuto in tempi precedenti. Le donne poterono uscire di casa senza il permesso del padre o del marito, ebbero diritto all'istruzione come gli uomini (attualmente in Iran le donne sono spesso più acculturate degli uomini), venne incoraggiato il loro lavoro e, malgrado all'inizio avesse l'opposizione del "clero" islamico, rimase loro il diritto di voto, che venne abbassato a 15 anni. Secondo molti, tuttavia, con il regime di Khomeyni le donne continuarono ad avere molti meno diritti rispetto all'uomo, con una accentuazione del dovere di obbedienza al marito. Considerato l'isolamento avuto dal mondo, Khomeyni già nel 1981 mitigò questo rigido moralismo anche per poter conservare rapporti diplomatici con altri paesi. L'Iran comunque rifiutò ogni rapporto commerciale o politico con gli Stati Uniti.

Consorzio Nuovo Futuro



E' iniziata la collaborazione con il consorzio nuovo futuro di Rosignano Solvay.

Consorzio Nuovo Futuro: il terzo settore rappresenta un asse portante del sistema dei servizi alla persona e in questo scenario il ruolo della cooperazione sociale risulta particolarmente rilevante. Specia nell'ultimo decennio, infatti, le cooperative sociali, hanno accentuato in modo forte sia la loro presenza operativa, sia la loro rilevanzanell'ambito della pianificazione strategica sociale, divenendo l'interlocutore privilegiato degli attori istituzionali.

giovedì 7 gennaio 2010

Steve McCurry


Steve McCurry è oggi riconosciuto universalmente come uno dei migliori fotografi al mondo e non a caso è stato coronato con le più importanti medaglie del fotogiornalismo. Conosciuto per il suo uso del colore evocativo, McCurry, cattura le essenze del dolore e della gioia umana.

Membro della Magnum dal 1986, le sue fotografie sono diventate delle vere e proprie icone.

Nato in Philadelphia, ha conseguito poi la laurea in architettura presso l'università della Pensylvania.
Dopo aver lavorato in un giornale per 2 anni, è partito per l'India come freelance. E' stato qui in India che McCurry ha imparato a guardare a vita che scorre. "Se aspetti", ha realizzato, "le persone non considereranno la tua fotocamera e l'anima verrà impressa dentro di essa".